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sabato 13 settembre 2014

Il primo giorno di scuola



Professione docente tra mestiere e missione.

Lunedì 15 settembre 2014 classe 4^



IL PRIMO GIORNO (DI SCUOLA) CHE VORREI


Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente?

Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.

Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi. Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io? E non mi parlate dei vostri stipendi, del sindacato, della Gelmini, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No. Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia. Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni. Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi. Ditemi come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.

Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.

E ditemi il mistero dell’uomo, ditemi come hanno fatto i Greci a costruire i loro templi che ti sembra di essere a colloquio con gli dei, e come hanno fatto i Romani a unire bellezza e utilità come nessun altro. E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla. Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano. Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete ditemelo.

Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita, se non conosco quelle degli altri? Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno? Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità. Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni. E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi? E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano…

Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi. Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.

Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato. Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego. E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami. Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.

E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.

Per questo, un giorno, vi ricorderò.

Tagli del sostegno e dell'assistenza: istruzioni per l'uso



(a cura di Salvatore Nocera*)


È sempre bene ricordare cosa possono fare le famiglie di alunni con disabilità, nei casi - sin troppo frequenti - di riduzione delle ore di sostegno o di quelle per l'autonomia alla comunicazione. Proponiamo in tal senso anche due modelli a cui fare riferimento, riguardanti la diffida da inviare alle Istituzioni competenti, che se non sortirà effetto alcuno, renderà necessario il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).

Nei casi di forte contrazione - rispetto al precedente anno scolastico -delle ore di sostegno o di quelle destinate all'assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione oppure nei casi di riduzione sulle ore richieste - situazioni, purtroppo, non certo infrequenti, soprattutto in questi tempi - vi sono alcune azioni che le famiglie possono attuare, sulle quali ci siamo già più volte soffermati in passato, ma che vale sempre la pena di ricordare, proponendo anche un paio di modelli di riferimento (cliccare qui e qui).

In primo luogo, quindi, le famiglie dovrebbero inviare una diffida tramite raccomandata con ricevuta di ritorno (senza busta, ma piegando il foglio in tre, spillandolo e scrivendo sul retro da un lato il mittente e dall'altro il destinatario).
Per quanto riguarda le ore di sostegno, la diffida va inviata al Dirigente Scolastico e all'Ufficio Scolastico Regionale, e per conoscenza (per fax o posta elettronica)anche alle due Direzioni del Ministero indicate nei modelli proposti.
Per quanto riguarda invece le ore di assistenza, il destinatario della diffida dev'essere il Comune di residenza, per la scuola dell'infanzia, elementare e media, la Provincia di residenza per le scuole superiori.

Qualora poi la diffida non sortisca alcun effetto, si renderà necessario fare un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), con spese a carico dell'Amministrazione. Per avviare tale azione, è necessario disporre di:
1. la determinazione del Dirigente Scolastico, con il numero delle ore di sostegno o di quelle dell'assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione assegnate all'alunno per l'anno scolastico in corso;
2. la determinazione dell'Ufficio Scolastico Provinciale o Regionale, con il numero di ore assegnate alla scuola per l'anno scolastico in corso;
3. la comunicazione del Comune o della Provincia alla scuola, che indica il numero di ore di assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione assegnate alla scuola per l'anno scolastico in corso;
4. Se c'è stata una diminuzione di ore rispetto all’anno scolastico precedente, un'attestazione della scuola del precedente anno, che indichi quante ore di sostegno o di assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione erano state assegnate.
Poi bisogna naturalmente rivolgersi a un avvocato, che impugni tali documenti presso il TAR.

Da segnalare che per richiedere contemporaneamente un aumento di ore sia per il sostegno che per l'assistenza, non occorre fare due ricorsi distinti, pur essendo diverse le autorità contro cui ricorrere, gli atti da impugnare e le richieste da prospettare, nonché le fonti normative cui appellarsi.
Il ricorso, infine, si può presentare entro sessanta giorni dall'inizio dell’anno scolastico o da quando si è avuta la certezza documentabile che sono state assegnate meno ore. Talora, infatti, all'inizio dell’anno il Dirigente sostiene di essere in attesa di altre ore. In ogni caso non è mai prudente superare i sessanta giorni dall'inizio dell'anno scolastico.

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Allegato 1

Da inviare con raccomandata al Dirigente della scuola, senza busta, ma piegando e spillando il foglio in tre e scrivendo sul retro da un lato il mittente e dall'altro il destinatario, mentre per gli altri destinatari va inviata per fax e, se si vuole, anche per e-mail.


Al cortese attenzione di

Dirigente Scolastico della scuola________________

Direttore Scolastico Regionale di __________________

MIUR - Direzione Generale per lo Studente
Viale Trastevere, 76/a
00153 - Roma
Fax 06 /58493983

MIUR - Direzione Generale per il Personale Scolastico
Viale Trastevere, 76/a
00153 - Roma
Fax 06/58492743

Oggetto: Diffida per mancata assegnazione deroga sostegno


I sottoscritti _____________________________ residenti in ____________________ telefono________________ fax_________________ e-mail_____________________, genitori di ________________________________ alunno dichiarato con handicap in situazione di particolare gravità ai sensi dell’art. 3 comma 3 della Legge n° 104 del 1992, frequentante la sezione/classe _________ della scuola _____(indicare denominazione ed indirizzo)________ invitano i Dirigenti in indirizzo a voler provvedere all'autorizzazione ed assegnazione delle ore di sostegno in deroga  con rapporto 1 a 1 sulla base delle effettive esigenze dell’alunno di cui all’art. 1 comma 605 lettera b) della Legge n° 296/06, ai sensi della Sentenza n° 80/10 della Corte Costituzionale e degli articoli 9, comma 15, e 10, comma 5, del Decreto-Legge n° 78/10, norme ribadite dalla C.M. n° 37/10, dalla C.M. n° 59/10 e C.M. n° 63/11.
Diffidano i Dirigenti in indirizzo a provvedere entro 10 giorni dalla presente, avvertendo che, in mancanza di esito positivo, si vedranno costretti a rivolgersi al TAR, con spese tutte a carico dell’Amministrazione, e alla Procura della Repubblica per denunciare il mancato rispetto della Sentenza della Corte Costituzionale citata.
In attesa di un immediato riscontro, si porgono distinti saluti.

Data   _____________    Firma _________________



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Allegato 2

Modello di diffida per ottenere ore di assistenza per l’autonomia e/o alla comunicazione

Da inviare con raccomandata con ricevuta di ritorno al competente Ente Locale, senza busta, ma piegando e spillando il foglio in tre e scrivendo sul retro da un lato il mittente e dall’altro il destinatario.



Alla cortese attenzione di:
Comune di residenza (per la scuola materna, elementare e media)
Provincia di Residenza (per la scuola superiore)





OGGETTO: Richiesta ore di assistenza per l’autonomia e la comunicazione

I sottoscritti ………… genitori di ………………… in situazione di handicap (art. 3 comma 1 della Legge n° 104/92) o handicap in situazione di gravità (art. 3 comma 3 della L. n° 104/92), alunno/a frequentante la classe ……… sezione …….. della scuola …………………. del Comune di ……….

PREMESSO

che dalla diagnosi funzionale e dal Piano Educativo Individualizzato (PEI), nonché dalla riunione del GLHO in data ………. risulta la necessità che il proprio/a figlio/a possa fruire di n° …. di ore di assistenza per l’autonomia e/o la comunicazione di cui all'art. 13 comma 3 della L. n° 104/92,

CHIEDONO

che codesto Ente Locale voglia assegnare n° ….. di ore di tale assistenza ai sensi dell’art. 139 del DPR n° 112/98.
(qualora nello scorso anno fossero state assegnate alcune ore di assistenza e nel corrente anno si ravvisasse la necessità di aumentarne il numero o addirittura fossero state ridotte rispetto a quelle dell’anno precedente, allora va esplicitata la richiesta di n° … ore aggiuntive rispetto a n° ore dell’anno precedente o il ripristino del numero di ore dell’anno precedente)

Chiedono che tale richiesta possa essere soddisfatta entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della presente, facendo presente che in mancanza si vedranno costretti a rivolgersi al TAR con tutte spese a carico di codesta Amministrazione, salvi ed impregiudicati tutti i diritti di risarcimento dei danni e di eventuale ricorso alla Magistratura penale.

Data……..                                                                                        Firma

                                                                                              Tel…….
                                                                                              e-mail


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domenica 7 settembre 2014

STOP AL BULLISMO Prevenire e contrastare il bullismo

Il fenomeno del bullismo
Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo con caratteristiche peculiari e distintive, sulle quali c’è un vasto consenso a livello internazionale.
Il bullismo è caratterizzato da tre fattori che permettono di discriminare tale fenomeno da altre forme di comportamento aggressivo e dalle prepotenze. Questi fattori sono:


  • L’intenzionalità: il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente
  • La sistematicità: il comportamento aggressivo viene messo in atto più volte e si ripete quindi nel tempo
  • L’asimmetria di potere: tra le parti coinvolte (il bullo e la vittima) c’è una differenza di potere, dovuta alla forza fisica, all’età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo. La vittima, in ogni caso, ha difficoltà a difendersi e sperimenta un forte senso di impotenza.
Numerosi studi, hanno identificato diverse forme di bullismo, più o meno esplicite e osservabili, a seconda della tipologia di azioni che vengono messe in atto:


Bullismo diretto: comportamenti che utilizzano la forza fisica per nuocere all’altro. In questa categoria sono presenti comportamenti come picchiare, spingere, fare cadere, ecc.
Bullismo verbale: comportamenti che utilizzano la parola per arrecare danno alla vittima. Ad, esempio, le offese e le prese in giro insistenti e reiterate
Bullismo indiretto: comportamenti non direttamente rivolti alla vittima ma che la danneggiano nell’ambito della relazione con gli altri. Sono comportamenti spesso poco visibili che portano all’esclusione e all’isolamento della vittima attraverso la diffusione di pettegolezzi e dicerie, l’ostracismo e il rifiuto di esaudire le sue richieste. 
All’interno delle scuole il bullismo riguarda tutti gli alunni, e non solo quelli che vi prendono parte in maniera più evidente. I ruoli che possono essere assunti dagli allievi, sono sintetizzati nell’elenco seguente:


Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze ai compagni
Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma come “seguace” del bullo
Sostenitore: chi rinforza il comportamento del bullo, ridendo, incitandolo o semplicemente stando a guardare
Difensore: chi prende le difese della vittima consolandola o cercando di far cessare le prepotenze
Esterno: chi non fa niente ed evita il coinvolgimento diretto o indiretto in situazione di prepotenza
Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze.
Numerosi sono gli studi a livello nazionale, europeo ed internazionale che registrano la presenza di tale fenomeno nelle scuole.


La ricerca sul bullismo a Milano


Il campione comprende i dati di 59 plessi (33 elementari e 26 medie) per un totale di 10.513 alunni (5.426 maschi e 5.087 femmine) dei quali 4.406 delle scuole elementari (III, IV e V classe) e 6.107 delle scuole medie (I, II e III classe). L’età media del campione delle scuole elementari è pari a 9,5 anni, mentre per le scuole medie l’età media è pari a 12,6 anni.
Bullismo a Milano


Agli alunni delle classi che hanno aderito alla proposta, è stato chiesto di compilareun questionario composto da tre parti:


“La mia vita a scuola - Durante questa settimana un altro mi ha…” (azioni di bullismo subite)
“La mia vita a scuola - Durante questa settimana io ho…” (azioni di bullismo agite)
Le prepotenze tra bambini/ragazzi a scuola (bullismo e intervento da parte di insegnanti e compagni)
Si sono effettuate delle rilevazioni anche di tipo qualitativo con alunni e genitori attraverso la metodologia dei focus-group


Dall’analisi dei dati il bullismo risulta molto diffuso sia nelle scuole elementari che nelle scuole medie inferiori cittadine. Addirittura un bambino su due dichiara di subire, infatti, prepotenze durante la permanenza nella scuola elementare, mentre nelle scuole medie abbiamo un ragazzo vittimizzato ogni tre. Dagli studi compiuti nello scorso decennio sappiamo però che la gravità dei singoli episodi non diminuisce nel corso degli anni, come rilevano anche le cronache cittadine che riportano periodicamente i casi più gravi accaduti nelle scuole medie.
La considerazione simultanea dei dati riguardanti gli alunni che subiscono e mettono in atto prepotenze risulta molto interessante. Infatti il numero degli studenti coinvolti nel bullismo a scuola raggiunge cifre allarmanti, rispettivamente il 64% alle scuole elementari e il 50% alle medie. Si potrebbe pensare che quello che accade ad una maggioranza sia anche “normale”. Nel caso del bullismo questo ragionamento non è applicabile. Infatti i bulli hanno maggiori probabilità di rimanere imprigionati in una carriera deviante che li porterà in molti casi ad avere problemi con le droghe e la giustizia prima dei 24 anni. Invece chi subisce ripetutamente prepotenze a scuola sviluppa, in misura maggiore rispetto ai compagni non coinvolti nel bullismo, malesseri somatici e disturbi emotivi anche gravi.


La ricerca qualitativa mostra che quasi la metà degli insegnanti ha difficoltà a riconoscere atti di bullismo che accadono nella propria classe. Allo stesso tempo, anche i genitori evidenziano delle difficoltà sia nell’avere un dialogo con i propri figli sia nell’aiutarli a trovare modalità di intervento adeguate. Ritengono inoltre di essere tenuti poco in considerazione dai ragazzi stessi per quanto concerne gli insegnamenti educativi mentre, in caso di gravi situazioni di prevaricazione, accolgono spesso la richiesta di aiuto da parte dei figli quando ormai la situazione diventa insostenibile. L’azione dei genitori, a questo punto, segue spesso una logica di allontanamento e di espulsione.


Quali considerazioni si possono fare?


È necessario prevedere programmi di prevenzione in grado di promuovere capacità relazionali nel rispetto di sé e degli altri. In particolare, poiché il bullismo è più diffuso e meno grave nelle scuole elementari, è proprio in quest’epoca che è più utile avviare programmi di prevenzione per evitare che il modello di comportamento aggressivo, tipico del bullismo, diventi una modalità preferenziale di relazione tra i ragazzi.
L’indagine mostra che i veri esperti di bullismo sono i ragazzi stessi: sanno individuare le peculiarità e le caratteristiche del fenomeno e sono a conoscenza di ciò che avviene nella classe. Questo “sapere” si traduce con difficoltà in un “saper fare”: in altre parole i ragazzi non dispongono della competenza necessaria ad intervenire efficacemente per difendere un compagno o se stessi.
L’azione educativa di una scuola attenta ai bisogni degli allievi dovrebbe tenere conto di queste evidenze e garantire un intervento continuato, strutturato e qualificato a livello di scuola. L’intervento dovrebbe prevedere:


Maggiore informazione che possa tradursi in aumentata sensibilità rispetto al fenomeno e in una migliore capacità di osservazione e discriminazione di situazioni di prevaricazione e prepotenza.
Integrazione di diversi ruoli professionali affinché ci possa essere un monitoraggio in classe e negli spazi comuni. Questo significa anche poter qualificare maggiormente il tempo che i bambini trascorrono a scuola e che comprende anche momenti come l’intervallo, lo spazio-mensa, ecc. Diversi studiosi indicano come uno dei primi interventi anti-bullismo, l’incremento della vigilanza del personale docente e non-docente sugli alunni.
Programmi specifici rivolti agli alunni perché possano apprendere strategie utilizzabili in caso di bullismo e perché possano sviluppare le competenze relazionali necessarie per instaurare rapporti basati sul rispetto di sé e degli altri e sull’empatia.
Coinvolgimento dei genitori come parte attiva di un progetto educativo più ampio.



Tratto da:


Bullismo a Milano. Rilevazione del fenomeno del bullismo nelle scuole elementari e medie che hanno aderito al progetto “Stop al Bullismo”.


A cura di Nicola Iannaccone, Federico Colombo, Stefania Di Domizio, Ilaria Veronesi.
ASL Città di Milano, marzo 2004.